Una proposta politica, economica e sociale per il rilancio regionale
Questo documento è il frutto di un serio lavoro di gruppo e di un confronto con la forza politica regionale dei Civici umbri che rappresentiamo.
Siamo ben consapevoli delle dinamiche politiche che hanno caratterizzato queste Elezioni regionali e dei rischi derivanti da logiche stantie delle quali la nostra città porta pesanti conseguenze e comprendiamo da tempo le loro gravi implicazioni per il centrosinistra e per il futuro del campo largo, che ha bisogno di un’unità sostanziata da contenuti e da effettive ricadute positive per i cittadini e le cittadine.
Desideriamo sottolineare che le nostre candidature sono garanzia di una netta e ferma distanza da tali giochi di potere, che rischiano di soffocare le istanze autentiche della comunità e di compromettere il futuro della nostra città e della nostra regione. Le nostre scelte parlano per noi ancor prima delle nostre parole. In questo contesto, ci proponiamo, o meglio, ci riproponiamo come una forza nuova, ma pienamente coerente con i valori condivisi all’interno del campo progressista. Il nostro impegno non nasce dalla necessità di preservare vecchi equilibri o dall’interesse di pochi, bensì da una “volontà militante” di offrire un’alternativa, soprattutto nel metodo: una politica che metta al centro la partecipazione, la trasparenza e la tutela dei beni comuni, e che si impegni, con progetti mirati, a contrastare l’emorragia inarrestabile di elettori ed elettrici che, anno dopo anno, rinunciano al diritto di votare i propri rappresentanti. Quel modo di fare politica che abbiamo utilizzato anche per la stesura del presente documento, opera collegiale e non frutto del lavoro sbrigativo di chi pensa di avere già tutte le risposte abdicando alla necessità di confronto col territorio. Le scelte che rifiutiamo sono quelle che mirano al compromesso al ribasso, mentre abbracciamo la coerenza, la correttezza e la responsabilità verso i cittadini.
Siamo ben consapevoli dei molteplici tentativi di frammentare il fronte progressista eugubino, tentativi che purtroppo hanno trovato un sostegno complice nelle dinamiche locali. Tuttavia, non ci sentiamo di muovere accuse di alcun tipo verso le altre forze del centrosinistra eugubino, che hanno legittimamente avanzato le proprie proposte, e respingiamo ogni tentativo di attribuirci un atteggiamento ostile nei loro confronti, come si continua a voler insinuare in modalità più o meno esplicite. Durante questo mese di campagna elettorale, abbiamo lavorato con l’obiettivo primario della vittoria della coalizione progressista e quello, altrettanto importante, di garantire una rappresentanza significativa del nostro territorio in Consiglio regionale. Auspichiamo che il percorso fatto possa darci modo di ritrovarci e di riaprire un confronto sul futuro del centrosinistra eugubino. Non ci siamo piegati, non ci pieghiamo e non ci piegheremo mai alle logiche di esclusione, cancellazione di voci scomode o marginalizzazione di chi ha dimostrato capacità e visione. Al contrario, ci impegniamo a sostenere una politica che non teme di sfidare questi meccanismi, offrendo soluzioni concrete e innovative che rispondano ai bisogni reali della nostra comunità.
La nostra partecipazione alle Elezioni regionali mira a dare voce anche a chi, in questi anni, è stato dimenticato o escluso, garantendo che temi fondamentali, come la salute, l’ambiente, le pari opportunità e la difesa degli interessi collettivi, tornino a essere il fulcro della progettazione politica regionale.
Esiste una strada diversa, lontana dai rancori e dai personalismi, e vicina alle esigenze della gente. Una strada che ci vede insieme al servizio della nostra comunità, senza compromessi e furberie.
Difesa dell’autonomia politica: una sinergia tra politica e interessi economici per il bene comune
L’autonomia della politica non può che esprimersi nella capacità di esercitare la propria funzione rappresentativa in un contesto che sappia valorizzare le sinergie tra interessi pubblici e privati, riconoscendo tuttavia la necessità di mantenere la politica libera da influenze coercitive. La forza della politica risiede proprio nella sua capacità di mediare, equilibrare e armonizzare le diverse esigenze, trasformando le relazioni tra il potere economico e il bene comune in una collaborazione virtuosa.
La politica, nell’esercizio della sua autonomia, deve essere in grado di tracciare una linea di dialogo con gli attori economici, senza subire condizionamenti, ma cercando piuttosto di costruire una visione condivisa del progresso e dello sviluppo. Gli interessi di mercato, quando orientati in modo inclusivo e rispettoso delle esigenze della collettività, possono essere motore di innovazione e crescita. Tuttavia, è la politica a dover guidare questo processo, vigilando affinché ogni intervento economico sia funzionale al rafforzamento delle opportunità e dei diritti di tutti i cittadini, evitando che si creino disparità o squilibri.
Lavorare in unità significa riconoscere la necessità di un tessuto economico solido, ma al contempo garantire che le decisioni politiche rimangano fedeli alla loro missione originaria: promuovere il benessere collettivo e la giustizia sociale. È attraverso un’autonomia politica ben strutturata che si può costruire un dialogo autentico e produttivo tra economia e comunità, capace di generare un impatto positivo e duraturo.
Sanità pubblica e universale: un pilastro insostituibile di equità e benessere
La sanità pubblica rappresenta una delle conquiste più importanti del nostro paese, tutelarla è fondamentale per garantire l’accesso universale alle cure, senza distinzioni di reddito, provenienza o condizioni sociali. Invertire la tendenza alla privatizzazione dei servizi è un passaggio cruciale di questa tornata elettorale, per assicurare che la salute rimanga un diritto e non un privilegio.
Uno degli aspetti centrali di questa tutela deve essere il potenziamento della medicina territoriale, il primo e più immediato presidio di salute per la popolazione. La medicina territoriale svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione, nella gestione delle malattie croniche e nella promozione di stili di vita sani. Rafforzarla significa garantire che ogni cittadino possa accedere a cure tempestive e qualificate senza dover ricorrere necessariamente alle strutture ospedaliere, spesso congestionate e riservate ai casi più complessi. Questo approccio permette non solo di decongestionare i grandi centri, ma di offrire assistenza sanitaria più vicina alle comunità, nelle aree urbane come in quelle rurali, riducendo disuguaglianze territoriali e sociali.
Affinché il sistema sanitario pubblico sia davvero efficace e accessibile, è necessario inoltre lavorare su una divisione sempre più chiara e funzionale dei livelli di assistenza. I cittadini devono poter usufruire dei servizi nei luoghi dove vivono senza ingiustificati sballottamenti in giro per la regione e avere una comprensione immediata di dove e come accedere alle cure di cui necessitano, con percorsi ben definiti che facilitino l’orientamento nel sistema sanitario. Livelli di assistenza territoriali, specialistici e ospedalieri devono interagire in maniera fluida, con strutture che collaborano in modo integrato e in rete, per garantire continuità di cura e ridurre le attese e la frammentazione. Un ruolo che dovrà essere svolto auspicabilmente dalle Case di Comunità, sulle quali è necessario riportare la concentrazione degli sforzi amministrativi.
Rafforzamento dei diritti civili: universalismo e pari opportunità come fondamenti per un nuovo patto sociale
La piena realizzazione di una società inclusiva passa inevitabilmente attraverso il rafforzamento dei diritti civili, su principi di pari opportunità e accesso universale ai servizi socio-sanitari. In questo senso, diventa imprescindibile ripensare e superare la Legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, che, nonostante abbia rappresentato una tappa storica nella tutela della salute riproduttiva delle donne, ha dimostrato di contenere al suo interno meccanismi che ne hanno compromesso l’efficacia. Le troppe zone d’ombra presenti nella legge, in particolare le ampie possibilità di obiezione di coscienza, hanno minato la sua piena applicazione, lasciando le donne senza accesso reale a un servizio fondamentale.
In un’ottica di superamento, intendiamo presidiare con attenzione i servizi territoriali affinché sia garantito alla donna il diritto ad autodeterminarsi e ad accedere alla RU486 così come indicato dalle linee d’indirizzo emanate dall’ex Ministro Speranza in seguito all’azione dei movimenti femministi umbri, insorti nel 2020 dopo il tentativo di instaurare in Umbria il ricovero coatto per le donne che decidono di interrompere la gravidanza. Auspichiamo l’adozione di un nuovo quadro normativo che garantisca l’accesso libero, sicuro e universale ai servizi di interruzione di gravidanza, all’interno di un sistema sanitario che sia espressione di universalismo e non soggetto a restrizioni ideologiche. Il diritto alla salute riproduttiva deve essere garantito in ogni angolo del Paese, con un’assistenza sanitaria omogenea e qualificata, in cui la scelta della donna non venga mai ostacolata da barriere strutturali o culturali.
In parallelo, il diritto al “fine vita” rappresenta un altro capitolo fondamentale nell’ambito dell’autodeterminazione. Ogni individuo, indipendentemente dalle proprie condizioni sociali o economiche, deve avere la possibilità di decidere liberamente sul proprio destino, con il sostegno di un sistema sanitario capace di accompagnare queste scelte con dignità e rispetto. Sappiamo infatti che, purtroppo, gli ostacoli posti a colpi di legge ledono di fatto soltanto le classi sociali più povere, che non possono permettersi cliniche private e costosi viaggi all’estero per vedere realizzata la propria volontà. La promozione di leggi che tutelino il diritto a compiere delle scelte per la propria salute in completa autonomia, è un passaggio cruciale verso un sistema socio-sanitario che sia realmente universale e in grado di garantire equità e rispetto della persona in ogni fase della vita.
Anche il pieno riconoscimento delle unioni civili rientra nella visione di una società che promuove pari opportunità e inclusione per tutte le persone. Le unioni civili devono essere completamente riconosciute e rispettate, senza alcuna forma di discriminazione o esclusione. La Legge Regionale approvata il 18 Settembre di quest’anno va in direzione contraria e dovrà essere massicciamente abrogata se non cancellata, in quanto peggiorativa dell’impianto precedente. Non è pensabile che una Legge su sanità e welfare escluda un’intera fetta della popolazione, tradendo ogni principio universalistico sul quale tali servizi si fondano. Un sistema che garantisce universalmente questi diritti consolida un’uguaglianza reale, che non si limita al solo riconoscimento giuridico, ma si traduce in un accesso concreto a tutti i servizi sociali e sanitari, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dalla tipologia di famiglia.
Il riformismo dei civici Umbri: le riforme istituzionali per un Umbria policentrica
I principi comuni che guidano il nostro progetto riformista si fondano sulla necessità, riconosciuta da tutti i partiti della coalizione, di smantellare il sistema centralistico che ha governato l’Umbria per decenni, compromettendo le capacità progettuali dei territori e soffocandone le potenzialità. È quindi indispensabile avviare una profonda riforma politica e istituzionale che vada oltre il modello verticistico, ridistribuendo poteri e risorse secondo criteri di equità territoriale e governance inclusiva.
L’Umbria deve assumere un ruolo di primo piano nella promozione dell’integrazione dell’Italia centrale, configurandosi come una regione pivotale capace di competere nel panorama europeo dei grandi territori e degli investimenti strategici. Per realizzare questa visione, una consiliatura riformatrice mira a ridisegnare l’architettura istituzionale e geopolitica della regione, ponendo i territori e i Comuni al centro della programmazione regionale. L’idea di un’«Umbria policentrica» si concretizza attraverso un approccio che riconosca la Regione come ente di coordinamento e armonizzazione, in sinergia con le specificità e le esigenze locali.
La ridefinizione dei confini territoriali dovrà seguire il criterio della Dimensione Ottimale e Omogenea, al fine di garantire una gestione efficiente delle risorse e una coesione territoriale sostenibile. In questo contesto, è essenziale portare a compimento la Politica di Coesione 2012-2027 e la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), estendendo i benefici della politica di coesione anche a nuove aree e territori umbri meno sviluppati. Le Aree interne Sud Ovest Orvietano, Nord Est Umbria e Valnerina saranno affiancate dalle Unioni dei Comuni delle Terre dell’Olio e del Sagrantino e del Trasimeno, creando così un sistema amministrativo e geopolitico coerente con le specificità sociali e ambientali della regione.
Un pilastro fondamentale del nostro progetto è il sostegno alle collaborazioni intercomunali, che verranno incentivate attraverso meccanismi di premialità per la creazione di Unioni dei Comuni e Intese intercomunali, sia a livello regionale sia extraregionale. In parallelo, si propone l’istituzione delle Conferenze Territoriali di programma, nelle quali i Comuni, i Gruppi di Azione Locale (GAL) e le organizzazioni civiche potranno contribuire alla definizione delle priorità territoriali. Le sintesi di queste progettazioni diventeranno la base per i Piani Regionali di programmazione.
L’assetto economico-produttivo dell’Umbria sarà rilanciato attraverso l’approvazione di una legge-sistema dedicata ai distretti industriali e rurali, ai cluster e agli incubatori, con l’obiettivo di promuovere interconnessioni produttive e favorire l’innovazione. Inoltre, la costituzione di Poli territoriali della formazione garantirà una migliore organizzazione degli indirizzi scolastici, dei percorsi post-diploma e della formazione professionale, rispondendo alle esigenze del territorio senza replicare modelli rigidi e obsoleti.
Per quanto riguarda la riorganizzazione delle Agenzie e degli Enti regionali, questa dovrà avvenire in base alle reali esigenze dei cittadini e dei territori umbri, conferendo centralità al protagonismo dei Comuni e ponendo fine a logiche di mera convenienza politica. Sul piano della rappresentanza, proponiamo una nuova legge elettorale regionale che assicuri il diritto di tribuna per tutte le aree umbre, garantendo una partecipazione democratica più equa e inclusiva.
La cooperazione con altre regioni dell’Italia centrale sarà cruciale per la promozione di un’integrazione macroregionale, attraverso intese settoriali tra i Presidenti delle Regioni coinvolte e la costituzione di un Forum permanente per il coordinamento dei territori. La realizzazione di queste riforme sarà sostenuta da una nuova legge regionale sulle modalità della “democrazia partecipata”, che diventerà il metodo e la sostanza della valorizzazione del contributo dei cittadini nei processi decisionali della nostra regione.
Gestione dei rifiuti: superare il concetto desueto dell’autonomia impiantistica
Aderiamo a un programma di coalizione che esclude l’incenerimento dei rifiuti sia a Gubbio che in Umbria e mira a superare il concetto di “autosufficienza impiantistica”, che impone a ogni regione di gestire in autonomia il ciclo dei rifiuti. Secondo i dati della relazione ARPA del 2023, l’Umbria ha prodotto 446.000 tonnellate di rifiuti, di cui 139.000 tonnellate di rifiuto indifferenziato, una parte del quale è trattata in impianti di selezione meccanica. La nostra proposta è di collaborare con le regioni limitrofe per la gestione dei rifiuti umbri residui, avviando partnership stabili e di lungo termine che consentano economie di scala, ottimizzando il ciclo dei rifiuti e riducendo i costi. Tale collaborazione permetterebbe anche di aggiornare tecnologicamente gli impianti esistenti fuori regione, evitando la costruzione di nuovi inceneritori e limitando l’impatto ambientale.
Il governo Tesei ha previsto un investimento di 250 milioni di euro per la costruzione di un inceneritore da 180.000 tonnellate l’anno, il cui funzionamento richiederebbe una quantità di rifiuti superiore a quella attualmente prodotta dalla nostra regione.
Questa scelta porterebbe, di fatto, a incentivare un aumento della produzione di rifiuti o, in alternativa, all’importazione di rifiuti da altre regioni. Tale strategia è in netto contrasto con qualsiasi logica di sostenibilità ambientale e risulta in controtendenza rispetto agli obiettivi europei di riduzione della produzione di rifiuti e di promozione dell’economia circolare. Creare un inceneritore con una capacità di smaltimento così elevata, superiore alle necessità locali, impone infatti di garantire un afflusso costante di rifiuti per giustificare l’investimento e mantenere l’impianto operativo, altrimenti rischierebbe di diventare insostenibile dal punto di vista economico.
L’esperienza di altre regioni italiane mostra le conseguenze di simili scelte. In Lombardia, ad esempio, la costruzione di inceneritori sovradimensionati rispetto alla produzione locale ha portato alla necessità di importare rifiuti da altre regioni o addirittura dall’estero, trasformando il territorio in un polo di smaltimento per rifiuti di varia provenienza, con evidenti ricadute negative sia in termini ambientali sia in termini di impatto sulla qualità della vita dei residenti. L’importazione di rifiuti comporta infatti un aumento del traffico pesante, con conseguente incremento dell’inquinamento atmosferico e acustico, e delle emissioni di CO₂ legate al trasporto su gomma.
Inoltre, l’incenerimento dei rifiuti richiede quantità specifiche di materiali combustibili, come plastiche e carta, per garantire una combustione efficiente. Questo porta inevitabilmente a una riduzione degli sforzi per incrementare la raccolta differenziata e per separare i materiali riciclabili dai rifiuti destinati all’incenerimento. Una volta costruito un impianto di questa portata, le amministrazioni potrebbero trovarsi nella situazione di dover ridurre le iniziative di recupero e riciclo per indirizzare i materiali combustibili all’inceneritore, compromettendo i progressi verso un’economia circolare e andando contro le linee guida europee, che privilegiano il riuso e il riciclo dei materiali rispetto allo smaltimento.
Questa logica “a ritroso” vanifica anche gli investimenti fatti negli anni in campagne di sensibilizzazione per ridurre la produzione di rifiuti e incrementare la raccolta differenziata. Piuttosto che puntare su un modello di economia sostenibile e circolare, il rischio è di rimanere intrappolati in un modello di gestione dei rifiuti “a ciclo chiuso” sull’inceneritore, dove il mantenimento dell’impianto richiede che la produzione di rifiuti rimanga elevata.
La nostra proposta prevede, invece, di incentivare la riduzione di produzione dei rifiuti e di massimizzare il recupero e il riuso dei materiali. In particolare, d’accordo con il programma di coalizione, proponiamo una proposta per la gestione dei rifiuti che include:
- Diffusione del compostaggio locale e comunitario, soprattutto in zone rurali.
- Applicazione della L.R. 16/2017 per prevenire lo spreco alimentare e farmaceutico.
- Incentivi per la vendita di prodotti sfusi con contenitori riutilizzabili.
- Installazione di erogatori di acqua pubblica.
- Sperimentazione del “vuoto a rendere”.
- Introduzione della tariffazione puntuale per ridurre la TARI.
- Promozione dei centri del riuso e sensibilizzazione alla riduzione dei rifiuti.
- Creazione di un centro di ricerca sui rifiuti e di un tavolo per l’economia circolare.
- Consolidamento delle aziende di gestione rifiuti per ridurre i costi.
Conclusioni
Il nostro progetto per un’Umbria policentrica e inclusiva punta a un rinnovamento profondo delle strutture politiche, economiche e sociali, superando la centralizzazione del potere e valorizzando i territori e la partecipazione attiva dei cittadini e delle cittadine umbre. I Comuni saranno il fulcro di una governance inclusiva, per favorire lo sviluppo locale. Il rafforzamento dei diritti economici, civili e sociali, sarà il centro della nostra azione.
Facciamo nostro un modello di gestione dei rifiuti sostenibile, fondato sulla riduzione, recupero e riuso, in collaborazione con altre regioni e con pratiche innovative ed ecologiche. La riorganizzazione economica, tramite il rilancio dei distretti industriali e rurali, sarà accompagnata da una riforma degli Enti regionali, mirata a rispondere ai bisogni dei cittadini e non a logiche politiche di autoconservazione.
La cooperazione interregionale rafforzerà l’integrazione macroregionale, sostenuta da una legge sulla “democrazia partecipata” che valorizza il coinvolgimento diretto dei cittadini, con particolare attenzione alle vicende della Legge sull’autonomia differenziata, soprattutto in meritò al principio di sussidiarietà, all’universalismo dei servizi e ai LEP.
L’auspicio per il futuro è che l’Umbria diventi un esempio di inclusione e progresso per tutto il Paese, grazie a una politica del campo largo di centro-sinistra che sappia rispondere ai bisogni della comunità con coraggio e una chiara visione.