Un buon inizio che può salvare la vita di milioni di donne e di ragazze.

La violenza contro le donne in Europa, inclusa la violenza domestica, è un fenomeno molto diffuso. Una donna su cinque nell’Unione Europea ha subito qualche forma di violenza fisica e/o sessuale dal partner, attuale o precedente, dall’età di 15 anni. Il lockdown durante la pandemia da Covid-19 ha implementato l’esposizione di donne e ragazze a partner e a familiari violenti e ha rivelato le mancanze di una risposta dello Stato a tali situazioni. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, anche nota come Convenzione di Istanbul, è un trattato rivoluzionario che fornisce una chiara tabella di marcia su come gli stati possono e devono lavorare per un Paese libero dalla violenza di genere. Alcuni paesi, più o meno recentemente, hanno deciso di uscirne, con conseguenze disastrose per milioni di donne e di ragazze e per le organizzazioni che forniscono un supporto vitale alle vittime di violenza sessuale e domestica.

Una Rete di Sicurezza per le Donne Vulnerabili

La Convenzione costituisce un buon punto di partenza per prevenire e combattere la violenza contro le donne. È il trattato internazionale di più vasta portata creato per affrontare la violenza contro le donne e le discriminazioni di genere. Stabilisce gli standard minimi per i governi in Europa nella prevenzione, protezione e condanna della violenza contro le donne. La Convenzione include obblighi per gli Stati di introdurre servizi di protezione e supporto, come ad esempio, un adeguato numero di rifugi, centri antiviolenza, linee telefoniche gratuite 24 ore su 24, consulenza psicologica e assistenza medica per vittime di violenza. Invita inoltre le autorità a garantire l’educazione all’uguaglianza di genere, alla sessualità e alle relazioni sane. La Convenzione di Istanbul è uno strumento giuridicamente vincolante (gli Stati aderenti hanno l’obbligo di conformarsi alle sue disposizioni). A livello globale, è il terzo trattato che affronta la violenza contro le donne ed è il più completo dopo la Convenzione interamericana sulla prevenzione, la punizione e l’eradicazione della violenza contro le donne (Convenzione di Belém do Pará) adottata nel 1994 e il Protocollo alla Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli sui diritti delle donne in Africa (Protocollo di Maputo) in vigore dal 2003.

Le donne umbre in piazza per i loro diritti.

Uno strumento per TUTTE le donne

Un elemento chiave della Convenzione di Istanbul è l’obbligo per gli Stati di attuare le sue disposizioni senza alcuna discriminazione per garantire che nessuno sia lasciato indietro. Le donne straniere, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali che affrontano pregiudizi e ostilità radicati profondamente in tutta Europa hanno, quindi, diritto alla protezione e al risarcimento ai sensi di questo trattato, così come chiunque sia sottoposta a violenza domestica. È significativo che la Convenzione di Istanbul abbia disposizioni specifiche per le donne e le ragazze rifugiate e migranti. Ad esempio, introduce la possibilità di concedere alle donne migranti sopravvissute a violenza domestica un permesso di soggiorno autonomo quando il loro status di residenza dipende da quello del loro partner violento. Chiede inoltre ai governi di riconoscere la violenza di genere contro le donne come una forma di persecuzione ai sensi della Convenzione sui rifugiati del 1951 e un criterio da considerare quando le donne e le ragazze cercano protezione internazionale in Europa.

Libere, a partire dalla cultura

È incentrata sulla rimozione di pregiudizi e stereotipi. La violenza contro le donne è profondamente radicata nelle diseguali relazioni di potere tra uomini e donne nelle società. Inoltre, i pregiudizi, gli stereotipi di genere e le pratiche dannose perpetuano l’idea che le donne siano inferiori agli uomini. Tutto ciò è aggravato per molte donne che subiscono discriminazioni intersezionali sulla base, ad esempio, di razza, etnia, casta, età, disabilità, identità di genere, orientamento sessuale, religione, stato civile e/o altre caratteristiche. Contro queste convinzioni dannose, la Convenzione di Istanbul invia un messaggio chiaro: non ci sono scuse per violenze e abusi. I governi dovrebbero mettere in atto misure preventive per cambiare gli atteggiamenti e smantellare le norme di genere modellate da stereotipi dannosi e modelli culturali discriminatori che possono a loro volta portare gli individui e le società a perdonare o accettare la violenza contro le donne. La Convenzione si basa sulla definizione di violenza contro le donne come violenza diretta contro una donna perché tale o che colpisce le donne in modo sproporzionato.

Conclusioni

La Convenzione di Istanbul è ampiamente riconosciuta come strumento per la tutela dei diritti umani. Lo sviluppo della Convenzione è stato reso possibile perché molti Stati e la società civile hanno compreso che la violenza contro le donne è pervasiva e che una serie di misure armonizzate può assicurare il futuro di milioni di bambine, ragazze e donne che non possono e non devono più pagare il prezzo della disattenzione politica e sociale su questo tema capitale. Abbiamo oggi tutti gli strumenti necessari a diffondere la cultura del rispetto e della parità di genere, basta volerlo!