In una città di Gubbio sempre più bella e impegnata a tirarsi a lustro per i prossimi anni, assistiamo a un declino doloroso del sistema di strutture e servizi che hanno lo scopo di garantire a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l’accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie. Se concentriamo l’attenzione sulle cure dedicate alle donne, la situazione diventa ancora più drammatica. Da qui inizia la nostra battaglia per la salute.
Un servizio fondamentale
Il nostro consultorio attende da mesi l’assegnazione di un nuovo ginecologo o ginecologa. Al momento, il servizio è supportato unicamente dalle ostetriche e da una sostituzione assegnata per sola mezza giornata a settimana. È superfluo, o forse no, sottolineare quanto questi servizi siano fondamentali per le donne: i consultori sono spazi pensati da loro e per loro, che si tratti di accompagnarle nel percorso della maternità o dell’interruzione di gravidanza; siano giovani donne alla ricerca di comprensione del proprio corpo o donne più mature alle prese con le sfide di un corpo che cambia e sfida le regole del gioco della vita, il consultorio è un baluardo indispensabile, un luogo di libertà, aperto e gratuito!
Il silenzio delle istituzioni
Nonostante la nostra richiesta di accesso agli atti presentata a gennaio alla direzione sanitaria locale, non solo su questa questione ma anche su altri argomenti cruciali come le lunghe liste d’attesa e il mancato turnover del personale in tutti i servizi, compreso il Pronto Soccorso, siamo ancora in attesa di risposte.
I termini di legge sono stati ampiamente superati e nonostante i nostri solleciti, il silenzio persiste. Non solo quello della direzione sanitaria ma anche quello delle istituzioni locali che hanno facoltà e mandato di proteggere la salute e i diritti dei cittadini e delle cittadine in situazioni di tale gravità.
Una battaglia che è solo all’inizio
Non ci arrenderemo. Continueremo a sorvegliare con attenzione e a lottare per i nostri servizi, compresi quelli dedicati alla salute mentale, anch’essi in una fase di incertezza totale sul futuro.
Si parla molto di denatalità, ma in realtà i servizi di sostegno alle donne stanno diminuendo sempre di più, sempre più impoveriti e affidati alla buona volontà di pochi che resistono dall’interno per garantire un servizio minimo.
Questo non sarà il destino della sanità pubblica. La salute non è un affare, ma un diritto sacrosanto sancito dalla nostra Costituzione!